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Tag: mistica

Non ti turba?

[Le immagini sono tratte dal sito The Heritage of the Desert Fathers]

A hermitage on the Mount Musa, Sinai

Eremitaggio sul monte Musa, Sinai
The Heritage of the Desert Fathers

Disse un anziano: «Vi era un padre che viveva nel deserto. Dopo aver servito Dio durante molti anni, disse: “Signore, fammi conoscere se ti ho compiaciuto”. E vide un angelo che gli disse: “Non sei ancora giunto all’altezza del giardiniere che vive nel tal luogo”. L’anziano, stupefatto, si disse: “Andrò in città per visitarlo. Che può mai aver fatto per superare le mie opere e le sofferenze di tanti anni!”. Partì e giunse al luogo indicato dall’angelo.

St. Anthony's monastery, Wadi Arabah, Eastern desert

Monastero di S. Antonio, Wadi Arabah
The Heritage of the Desert Fathers

Vide un uomo occupato a vendere legumi. Sedette presso di lui per il resto della giornata e al momento che quello se ne andava gli disse: “Vorresti, fratello, ricevermi questa notte presso di te?”. L’uomo accettò pieno di gioia e, giunto a casa, si mise a preparare la cena all’anziano. Questi disse: “Per carità, fratello, dimmi come vivi”. L’altro prese paura; non voleva parlare e l’anziano seguitò a lungo a supplicarlo. Finalmente, stanco, rispose: “Non mangio che la sera terminato il lavoro, non serbo se non quel che mi serve sostentarmi, il resto lo do a chi ne ha bisogno. Se ricevo un servo di Dio, lo do a lui. Quando mi levo al mattino, prima di mettermi all’opera, mi dico che la città intera, dal più piccolo al più grande, entrerà nel Regno grazie alle loro opere buone, mentre io solo erediterò il castigo, causa i miei peccati. La sera prima di coricarmi, dico altrettanto”.

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L’antica chiesa di Deir el-Baramous, Wadi Natrun (Scetis)
The Heritage of the Desert Fathers

Uditolo, l’anziano disse: “La tua condotta è bella, ma non può superare le mie opere di tanti anni”. Mentre si preparavano a mangiare, l’anziano udì gente sulla via che cantava canzoni; la casa del giardiniere si trovava infatti in un quartiere popoloso. L’anziano gli disse: “Fratello, se vuoi vivere per il Signore, come puoi abitare qui? Non ti turba l’udire queste canzoni?”. L’altro gli rispose: “Ti confesso, Abba, che non mi turbano né mi scandalizzano”. Disse l’anziano: “Ma tu che pensi, udendole?”. “Penso che tutti andranno nel Regno”, disse l’altro. L’anziano cadde nell’ammirazione e disse: “Ecco l’opera che supera le mie di tanti anni!”. Poi, facendogli una metanìa [prostrazione], gli disse: “Perdonami, fratello, a questo grado di perfezione non sono ancora giunto”. E, senza toccare il cibo, se ne tornò al deserto». [N., 67]

“Detti e fatti dei padri del deserto”, a cura di Cristina Campo e Piero
Draghi, Rusconi, Milano, 1975.

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Tombe antiche riutilizzate dagli eremiti egiziani
The Heritage of the Desert Fathers


Thearchia

Deus causa omniumDionigi spiega a Timoteo che Dio è causa
di tutte le cose causate.
Angers, BM, ms. 142, f. 206rv (da Initiale).

 

— §§§ —

NOTE DIONISIANE II
ΘΕΑΡΧΙΑ

 

Nella sua agile e competente traduzione di alcuni scritti pseudo-dionisiani Salvatore Lilla traduce le parole θεαρχία e θεαρχικός, rendendole con “divinità” e “divino”. [1] In questo modo, però, si viene a perdere l’esatta valenza semantica dei due termini. In effetti, quando questi vengono utilizzati, il divino di cui si parla è sempre inteso nella sua qualità di principio, è il divino specificamente considerato come implicato nella processione o nella deificazione delle sostanze che da lui dipendono. Certo non è facile trovare un corrispondente italiano adeguato, e d’altronde “Tearchia” non è né elegante né di immediata comprensibilità. Ma probabilmente non vi sono soluzioni migliori del pedestre ricalco dell’espressione greca. Concessioni eccessive alle esigenze dello stile o della divulgazione possono qui compromettere la corretta comprensione di alcuni luoghi. Mi limiterò a due esempi: nel settimo capitolo della Gerarchia celeste [2] viene detto che la Tearchia, cioè la divinità in quanto principio, può essere conosciuta nella misura in cui essa è conforme a ragione. Il che non significa affatto che sia conoscibile “la divinità”, sic et simpliciter: non si sta dicendo nulla qui di una qualche misteriosa essenza divina, si fa riferimento piuttosto a ciò che della divinità è riscontrabile nelle creature, a ciò che della causa si può conoscere a partire dai suoi effetti. [3] Nella II Epistola il testo è ancora più esplicito: “Colui che è al di sopra di tutto” è detto superiore anche alla stessa Tearchia (ὁ πάντων ἐπέκεινα… ὑπὲρ θεαρχίαν ἐστὶ). [4] O, come viene chiarito, alla divinità intesa come principio della deificazione e del bene.


[1] Ps. Dionigi l’Areopagita, Gerarchia Celeste, Teologia mistica, Lettere, tr., intr; e note a c. di S. Lilla, Roma, Città Nuova, 1986
[2] CH VII (212C) 32,4 sgg. (Lilla, p. 53).
[3] La Tearchia non va nemmeno intesa semplicemente, al modo del De Gandillac (che peraltro ne conferma l’intraducibilità) come l’imperscrutable Déité situé e au-delà de toute dé nomination et de toute intellection (SCh 58bis, p. 66). In effetti essa è, in quanto Tearchia, conoscibile ed esprimibile (almeno come principio).
[4] Ep. II (1068A-1069A) 158,1 (Lilla, p. 119).

Keywords: Dionysius the Areopagite, Pseudo-Dionysius, Neoplatonism.

 

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